



Quante parole. Ma quante. E i titoli, uff! Non ne parliamo. Che poi già l’informazione in Italia è un disastro, ma in questi giorni stiamo superando abbondantemente la soglia del ridicolo. Dice che è arrivata la pace in Palestina. Perché, con astuta mossa padronale avrebbe detto quel genio di Paolo Villaggio, ormai sono riusciti ad insinuare nell’opinione pubblica l’idea che la Palestina sia solo Gaza, e dunque se quel tizio col gatto arancione in testa e la cravatta rossa ha ordinato di sospendere i missili contro la popolazione (en passant, la guerra è quando si contrano due eserciti, carri armati contro bambini si chiama in un altro modo ma non guerra) allora è arrivata la pace. Un trionfo, addirittura una conferenza stampa e telegiornali italiani che sbavano al seguito. Il problema, però, è che la Palestina non è solo Gaza. E nel resto di quella martoriata terra, mentre i boccaloni continuano ad applaudire la “pace”, i coloni israeliani continuano ad assaltare case e terre dei contadini palestinesi e i giornalisti continuano a essere uccisi. Ma questo poco interessa, fra servizi strappalacrime sugli ostaggi finalmente tornati a casa e servizi su quello col gatto arancione in testa degni dell’Istituto Luce, l’ordine è parlare di questa pace. In un paese occupato e distrutto che piange decine di migliaia di morti, con un paese occupante che continua a sostenere un blocco navale illegale, che sequestra attivisti in acque internazionali, che mantiene un potere di vita e di morte su terre e persone senza alcun diritto. Ehi, però c’è la pace, tutti ad applaudire e quelli che sollevano dubbi sono i soliti disfattisti che vogliono creare problemi a chi governa. Che adesso inizia la ricostruzione ed è il momento di fare soldi.
PS: ben tornato Vincenzo. E grazie.





