Una tragedia, l’ennesima. Uno strazio e un dolore che hanno riempito, in questi giorni afosi di prima estate, i cuori di tutti i cittadini Rendesi.
La morte della piccola Simona Vanessa di soli 8 anni ha messo in ginocchio una intera regione, aprendo come al solito a molti punti interrogativi sulle circostanze del decesso.
Secondo prime informazioni, la bambina aveva raggiunto insieme alla zia e al fratellino il parco acquatico “Santa Chiara” a Rende, per quella che doveva essere una giornata fatta di sorrisi e spensieratezza, poi l’incubo.
Il tuffo in acqua, il probabile malore e il cuoricino di Simona che smette di battere, di lì i soccorsi e il tentativo di rianimarla. Ad intervenire due operatori del 118 fuori servizio che considerando la gravità della situazione, sono immediatamente accorsi nel tentativo di prestare i primi soccorsi.
E proprio da questo momento in poi si presentano i primi dubbi sull’amaro destino che ha purtroppo colpito la piccola Simona, poiché, secondo quanto riferito e stando alle prime testimonianze, non è ancora stato chiarito come mai il defibrillatore non sia mai stato utilizzato, anzi, non sia mai arrivato agli operatori che hanno soccorso la piccola nell’immediatezza dei fatti.
Secondo quanto riportato da diverse fonti, il defibrillatore “Non è dato sapere se fosse inutilizzabile, rotto o inesistente, semplicemente non c’era nel momento in cui doveva essere utilizzato per prestare i primi soccorsi alla bambina”.
-Il Pittulo